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giovedì 20 novembre 2014

La Storia Di Jimi Hendrix e La Sua Morte

Jimi Hendrix,  nacque nel 1942 a Seattle.
Morì in circostanze misteriose, a 27 anni, nel 1970.
È stato uno dei maggiori innovatori nell'ambito della chitarra elettrica: resosi precursore di molte strutture e del sound di quelle che sarebbero state le future evoluzioni del Rock attraverso un'inedita fusione di Blues, Psichedelia e Funky.
Due sue esibizioni, in particolare, sono entrate di prepotenza nell'immaginario collettivo: il suo esordio al festival di Monterey del 1967, in cui concluse la performance dando fuoco alla sua chitarra davanti ad un pubblico allibito e la chiusura del festival di Woodstock del 1969, durante la quale, con dissacrante visionarietà artistica, reinterpretò l'inno nazionale statunitense in modo provocatoriamente distorto e cacofonico.

GLI INIZI
Il suo primo concerto risale al 1959, invece nel 1961 fu arrestato dalla polizia di Seattle perché trovato alla guida di due auto rubate: dopo alcuni giorni di detenzione finì in tribunale.
Per non scontare una pena detentiva fu costretto ad arruolarsi.
Ad ogni modo, la sua avventura nei ranghi militari durò molto poco: frustrato dalla rigidità dell'ambiente e intenzionato a dedicarsi alla musica, Jimi decise di porre fine al suo periodo sotto le armi facendosi visitare più volte dallo psicologo dell'esercito e dichiarandosi omosessuale.
Nel 1965 al Greenwich Village forma il suo primo gruppo, firma un contratto e comincia a esibirsi con regolarità.
Hendrix conquista l'Europa col blues elettrico, dilaniato e lancinante dei singoli "Hey Joe" e "Purple Haze", cui fanno seguito un paio di tour, nel corso dei quali l'entourage del chitarrista alimenta l'immagine di Hendrix personaggio mefistofelico, dedito alle più estreme esperienze di droga e sesso.
Jimi sta al gioco infiammando le platee con un repertorio coreografico che è diventato parte inestricabile del suo mito: la sua Fender Stratocaster è, di volta in volta, la proiezione del suo membro, oppure compagna di torridi amplessi elettrici, suonata coi denti, i gomiti, gli abiti, strofinata contro l'asta del microfono o contro le casse alla ricerca del feedback più corrosivo.
Dopo svariate e sfortunate avventure nel suo paese natale, Hendrix, sotto la guida di Chandler, vola verso il Regno Unito, dove gli vengono affiancati due musicisti: il bassista Noel Redding (di recente scomparso) e il batterista Mitch Mitchell.
Nasce la Jimi Hendrix Experience.
E' proprio il 1967 l'anno del Festival di Monterey, dove un Hendrix semisconosciuto brucia e distrugge per la prima volta la sua chitarra, lasciando tutti allibiti, in primis gli altri chitarristi presenti al raduno.


I DISCHI
Le canzoni di Are You Experienced? hanno avuto un'importanza storica come poche altre.
Basti menzionare alcuni titoli: "Hey Joe", "Purple Haze", che inizia con una frase scandita su un intervallo di quarta aumentata (considerato in epoca medioevale niente di meno che l'intervallo del diavolo), prosegue con uno dei riff più celebri di sempre, accompagnato da una batteria marziale ed esplode con un giro tipicamente blues ma arricchito armonicamente dagli accordi usati da Hendrix, che vanno al di là delle semplici settime minori.
"Stone free", un'altra lezione di grinta e potenza, non si riconosce ormai quasi più l'origine del rock and roll, né si intravede la via pop intrapresa da altri gruppi,  "Fire", un brano a mille all'ora, decisamente anticipatore di molti sviluppi della musica rock, con la batteria che quasi duetta con il giro iniziale di chitarra, è un'altra pietra miliare.
Ma non sono solo fuoco e fiamme a caratterizzare questo album: "The Wind Cries Mary" è una dolcissima e malinconica ballata elettrica, come se ne vedranno molte in futuro, "May Be This Love" e, soprattutto, "Third Stone From The Sun", mettono in luce senza troppi complimenti la componente psichedelica di Hendrix.
E, ancora: "Manic Depression", con l'incipit su una scala cromatica inframezzata da una pausa e un tempo in 9/8, una sorta di valzer diabolico, presenta un assolo che lascia trasparire tutta la rabbia esplosiva di Hendrix, infine la celeberrima "Foxy Lady".
Come detto al Festival di Monterey(18 giugno 1967): al termine della sua estenuante esibizione (con una versione demoniaca di "Wild Thing"), dopo aver dato fuoco alla chitarra, Hendrix riceve l'ovazione del pubblico adorante.
La sua Fender, simbolo fallico, idolo sacrificale, immolata sull'altare del palco al termine dei suoi concerti, con tanto di roghi e distruzioni selvagge, diventa la più potente icona del rock.
Dopo l'uscita di Axis Bold As Love, disco più morbido con ballate come "Little Wing", "Bold As Love" e "Castles Made Of Sand", arriva il terzo album, il doppio Electric Ladyland, dove Hendrix approfondisce sua vena psichedelica e hard-rock, la stessa di "Purple Haze" e "Foxy Lady".
Il disco promette bene sin dalla copertina (censurata nella versione in cd): un insieme di foto, alcune delle quali riportavano dei seni nudi, e furono considerate pornografiche.
Si comincia con un brano che cita la musica di Broadway, "And the Gods Made Love", per proseguire con un po’ di blues cantato in falsetto ("Have You Ever Been").
Il lato B comincia con "Little Miss Strange", composta e cantata dal bassista del gruppo, Noel Redding, alla quale segue un’altra canzone con un ospite: "Long Hot Summer Night", dove Al Kooper suona magistralmente il piano.
Il lato C si apre con un colpo di tosse e "Rainy Day, Dream Away", una canzone dal testo leggero ("Giorno piovoso, sogna tutto il giorno"), la canzone ha una seconda parte in "Still Raining, Still Dreaming", sul lato D. Dopo "Rainy Day", Hendrix ci dà un’altra grande prova della sua abilità compositiva, con la canzone forse più bella di tutto il disco, "1983 (A Merman I Should Turn To Be)", uno psichedelicissimo Blues , che si allunga fino a diventare quasi impercettibilmente "Moon, Turn the Tides".
L’ultimo lato comprende le tre canzoni più celebri del disco: dopo "Still Raining, Still Dreaming", come già detto seconda parte di "Rainy Day", insieme agli stessi collaboratori, con un attacco al fulmicotone parte "House Burning Down", divenuta ormai celebre grazie al suo ritornello ("Look at the sky turn a hell fire red, somebody's house is burnin' down down, down down") e alla sua chiusura, con la chitarra di Hendrix a imitare il crollo della casa (un espediente timbrico che avrebbe poi usato a Woodstock per richiamare i bombardamenti in Vietnam durante la sua versione di "Star Spangled Banner").
Conclusasi questa, ecco un altro capolavoro: "All Along the Watchtower", la bellissima cover del pezzo di Bob Dylan. Il disco si chiude con uno dei pezzi più potenti e ad effetto di tutto il repertorio hendrixiano, un’altra testimonianza della sua vena hard-rock, "Voodoo Child (Slight Return)", con tre assoli intervallati da battute deliranti ("Mi ergo accanto a una montagna e la abbatto con il taglio della mano"), con un celeberrimo ritornello, "Cause I’m a Voodoo Child, Lord knows I’m a Voodoo Child".


TESTI
Insieme ai concerti al Fillmore East e a Woodstock, e al precedente Are You Experienced?, Electric Ladyland rappresenta l’apogeo della musica di Hendrix e un disco centrale nella storia del rock.
E' l'occasione anche per cogliere meglio il senso delle liriche di Hendrix, sempre inquiete ed equivoche, piene di riferimenti alla morte, alla religione, alla magia e al soprannaturale.

"I miei testi nascono spesso dai sogni che faccio Ad esempio 'Purple Haze' è la ricostruzione di quando ho sognato di camminare sott'acqua". 


IL DECLINO: CAMERE DEVASTATE ED ARRESTI
Già nel 1968, tuttavia, comincia il declino fisico, morale e artistico di Hendrix.
L'Experience inizia a sfaldarsi.
E lo stesso chitarrista sembra più dedito agli atteggiamenti provocatori che alla musica.
In Svezia devasta una camera d'albergo e finisce in manette.
L'anno dopo si separa da Chandler e viene arrestato altre due volte.
Quindi si trasferisce a New York, dove frequenta le "Black Panther".
Ma il palco è ancora il suo regno.
Ad agosto, trionfa a Woodstock con una versione dissacrante e sfregiata dell'inno americano ("Star Spangled Banner"), mimando con la chitarra i bombardamenti del Vietnam.
Ma Jimi comincia a sentirsi stritolare dalla macchina del successo di cui lui stesso è stato un docile ingranaggio.

"La gente piange se qualcuno muore, ma la persona morta non sta piangendo. Quando morirò voglio che la gente suoni la mia musica, perda il controllo e faccia tutto ciò che vuole". 


LA MORTE: 1970
Dopo aver formato il primo complesso rock di soli neri, la Band Of Gypsies, con Buddy Miles alla batteria e Billy Cox al basso, si esibisce nell'agosto 1970 all'Isola di Wight.
Un mese dopo, lo ritrovano morto a Londra, vittima di un'overdose di barbiturici.
Era il 18 settembre 1970.
Alle 11 e 45 circa, il corpo di James Hendrix giunge esanime al pronto soccorso dell'ospedale St.Mary Abbot's di Kensington.
Lì, dopo essere stato identificato dal road manager inglese Gerry Stickells, viene analizzato dal Dottor Seifert, medico legale, che ne dichiara ufficialmente la morte.
Sono le 12 e 45.
L'analisi successiva conferma il primo referto: il chitarrista americano è morto per soffocamento dopo aver ingurgitato il proprio vomito.
Il tutto a causa di un'intossicazione da barbiturici.


I DUBBI SULLA MORTE
A 35 anni di distanza, nonostante accurate indagini e diverse ricerche sull'argomento rimangono ancora alcuni punti da chiarire sulle ultime ore di Jimi e sulle circostanze che lo hanno portato alla morte.
Confuse e contraddittorie, ad esempio, sono le testimonianze di Monika Dannemann, ex pattinatrice dell'allora Germania Est e personaggio chiave dell'intera vicenda.
Monika, in quei giorni, era la fidanzatina di Hendrix: lo aveva convinto a tenere la sua camera presso l'elegante Cumberland Hotel di Kensington ma a trasferirsi nel suo appartamento presso il Samarkand Hotel di Notting Hill.
Nel giardino del quale, il pomeriggio del 17 settembre, la Dannemann scatta le ultime foto di Jimi che, sorridente, imbraccia una Stratocaster nera.
"Si tratta di una trentina di istantanee" ricorda Monika "Jimi le voleva utilizzare per la copertina del nuovo album".
Più o meno alle 15, i due escono.
Passano in banca a prelevare dei soldi, poi si dirigono al Kensington Market prima e al Chelsea Antique Market poi: Jimi ordina un paio di scarpe, compra un giacchino di pelle, delle camicie e qualche pantalone. Sembra che, a Kensington, Hendrix incontri Kathy Etchingham, sua storica ragazza.
E che la inviti, per le 20, al Cumberland.
"Gli ho detto che non potevo" ricorda la Etchingham "e me ne sto pentendo ancora adesso".
Sempre nel corso di quel pomeriggio, Jimi telefona al suo manager, il controverso Mike Jeffery.
Non lo trova.
Poi, mentre con Monika è a Chelsea, su King's Road incontra un'altra sua ex fidanzata, Devon Wilson, che lo invita a una festa.
Quindi Hendrix e la Dannemann guidano verso il Cumberland Hotel.
Bloccati dal traffico, nella zona del Marble Arch, vengono affiancati da una Mustang bianca.
Al volante c'è Phillip Harvey, figlio di un importante Lord del Parlamento inglese.
Harvey e le due amiche che sono con lui, invitano Jimi e Monika a prendere un tè.
Jimi accetta, ma dice che prima deve passare dal Cumberland a ritirare dei messaggi.
Quindi, con Monika, si reca a casa di Harvey.
Sono, più o meno, le 17 e 30.
I cinque ragazzi si accomodano nel salotto, fumano hashish, ascoltano musica e bevono il tè.
Nel corso della conversazione, bevono anche due bottiglie di vino rosso.
Intorno alle 22, Monika comincia a dare segni di nervosismo e fa pure una scenata di gelosia.
Così, Hendrix decide che è ora di salutare.
Alle 10 e 40 i due lasciano la casa al numero 4 di Clarkes Mews.


VARIE VERSIONI
Da qui in poi, ci sono parecchie versioni dei fatti.
Di sicuro Jimi si reca al party di Peter Cameron dove c'erano Devon Wilson e Angie Burdon, moglie di Eric, leader di The Animals e grande amico di Hendrix.
Lì, prende una certa quantità di amfetamine le cui tracce vengono poi riscontrate nell'esame tossicologico effettuato sul cadavere.
Poi torna da Monika che, nel tempo, rilascia testimonianze contraddittorie.
In tutte sostiene che Jimi ha preso dei tranquillanti per dormire.
E che il medicinale tedesco in questione (il Vesparax) era molto forte.
Pare che Jimi si sia somministrato una dose 9 volte maggiore!
E che la miscela di alcol, amfetamine e barbiturici abbia prodotto lo stato comatoso dal quale non s'è più risvegliato.
Secondo Monika, lei e Jimi hanno chiacchierato sino alle 7 del mattino prima di addormentarsi in due letti diversi.
Verso le 10 e 30 lei lo trova svenuto in una pozza di vomito.
Presa dal panico, telefona a Eric Burdon che le intima di chiamare un'ambulanza.
Qualcuno dice che anche i paramedici accorsi sul posto, vedendo un nero in stato comatoso, non abbiano fatto tutto quello che avrebbe potuto e dovuto.
Eric Burdon, uno dei pochi amici del chitarrista durante gli anni ha rilasciato diversa dichiarazioni tra loro discordanti, come la stessa Monika, che presente al momento del malore avrebbe potuto salvare la rock star.
Inoltre Eric afferma che la morte dell'amico per lui non fu una sorpresa.
Il mistero è grande, ma vi è un'altra rivelazione, quella del fonico James Wright, ove in un libro di memorie afferma che l'assassino di Jimi fu il suo manager Mike Jeffrey, beneficiario di una polizza vita da due milioni di dollari, sembra che il cantante volesse scindere il contratto, fu lo stesso Jaffrey a raccontare a Wright , davanti ad una bottiglia di whisky, la paura di finire in malora in seguito a questa decisione ed il piano che avrebbe attuato per ucciderlo.


IL SUICIDIO DI MONIKA DANNEMANN: 1996
Comunque distrutta dai sensi di colpa e travolta dalla pesante eredità spirituale, Monika Dannemann ha vissuto sino al 1996 dipingendo quadri con soggetto Hendrix nel ritiro della sua casa, nella campagna inglese di Seaford.
Dopo aver dilapidato un sacco di soldi in avvocati, ha perso anche l'ultima causa, nella primavera del 1996.
Pochi giorni dopo, si è suicidata con il gas di scarico della sua auto.
Erano le 9:00 del 5 aprile quando delle persone sento uno strano rumore, simile al rombo di un motore  e dal garage di un cottage esce del fumo, una nube scura e puzzolente, la gente spaventata avvisa una donna che a sua volta chiamerà la polizia.
Arrivati sul posto ed aperta la porta del garage, gli agenti si trovano di fronte ad una Mercedes-Benz che stà rombando, al tubo di scappamento è collegato un altro lungo tubo che sfocia nell'abitacolo, all'interno vi è una donna sulla cinquantina, si chiama Monica Dannemann ed è morta a causa del monossido di carbonio. La polizia del Sussex archivia la morte come suicidio, in realtà le basi ci sono tutte, visto che la donna era stata riconosciuta colpevole di oltraggio alla corte per aver violato un ordine britannico emesso in seguito alle false accuse fatte contro Kathy Etchingham.
Nella sua tomba finiscono anche gli ultimi misteri della morte di Jimi Hendrix.

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