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lunedì 21 luglio 2014

Gli Ulver e Nattens Madrigal Registrato In Una Foresta

Dopo Bergtatt, in linea con le coordinate di questo (anche se con influenze Folk e molto meno estremo) e Kveldssanger album interamente acustico, i norvegesi Ulver (guidati da Garm) se ne uscirono con Nattens Madrigal.
Era il 1996.
La particolarità di questo disco (oltre alla bellezza intrinseca di cui parleremo dopo) è il fatto che, leggenda vuole, sia stato registrato nel bel mezzo di una foresta norvegese.
Praticamente, secondo le voci appunto dei tempi, gli Ulver firmarono per la Century Media e con i soldi che guadagnarono noleggiarono una automobile e si diressero nella foresta per registrare il loro terzo disco.
Il tutto venne registrato senza mixaggio alcuno, con semplicemente un registratore ed un amplificatore.
Diciamo che, vero oppure no, la produzione non lascia molto spazio all'immaginazione.
Suono delle chitarre zanzaroso, aggressivo, lontano e furente, eppure allo stesso tempo epico ed assolutamente trascendentale nella sua violenza allo stato brado.
Basso invisibile ma onnipresente, batteria impegnata in rapidi, sporadici ma precisissimi quanto efficaci blast-beats violentissimi, voce con uno screaming acido, infuocato, satanico, pauroso ed infernale che taglia l’anima come schegge di ghiaccio.
Testi che si rifanno al tema della licantropia aggiungendo ulteriore fascino ad un disco davvero grezzo.


IL DISCO
Tracce minimali, quanto a tecnica e varietà ma con riff toccanti ed affilati come rasoi.
Riff appunto violenti, diabolici, bui come l'inferno.
Ritmiche gelide mentre Garm inneggia alla luna di sangue in "Hymn V: Of Wolf And The Moon" o in "Hymn I: Of Wolf And Fear".
Sparata al massimo è "Hymn III: Of Wolf And Hatred", parte invece lenta "Hymn IV: Of Wolf And The Man" prima di esplodere con la sua violenza.
Come dimenticare il riff epico per antonomasia che troviamo in "Hymn VII: Of Wolf And Destiny", o le tastiere presenti in "Wolf And The Night"?
O l’intermezzo cavernoso e tremendo dei passi che introducono tutti i pezzi?
Un album che non si può scorporare dal suo contesto e dai tempi in cui è uscito nè è possibile parlare di produzione: un unicum comunque della discografia dei norvegesi.
Il "True Black Metal" non è una musica fatta per appagare ma è musica estrema, malata, che deve rendere inquieti e tormentati e Nattens Madrigal riesce nell'intento di comunicare tanto disagio di vivere: la registrazione ai limiti dell'ascoltabile rende il disco storico e l'ossessività, l'ipnosi indotta dalla batteria e dai riff taglienti, ci trasporta in qualche foresta desolata e ghiacciata.

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